LARINO. 44 giorni di isolamento domiciliare. Ora tutto è finito, il doppio tampone negativo ha confermato che lei, la dottoressa Anna Maria Marra ha battuto il Covid-19 e può tornare in corsia. Può tornare ad esercitare la professione medica, la sua passione quella che l’ha spinta a non tirarsi mai indietro, nemmeno di fronte al possibile pericolo costituito dagli anziani portati a Larino da Cercemaggiore con il rischio di essere positivi, perché un medico, al di là del giuramento fatto, vive la sua professione come una missione tra la gente.
E lei la dottoressa Marra ne è l’esempio.
L’abbiamo raggiunta al telefono, lei non ama certo farsi pubblicità ma ha voluto affidarci dei pensieri, raccontarci come ha vissuto questi lunghissimi giorni vissuti con la malattia, con quel distacco necessitato dai suoi figli Nicola e Angela, con quel distacco dalla corsia della Residenza sanitaria di Larino dove da anni svolge la sua professione medica.
Un racconto da cui traspare la drammaticità dei momenti, ma anche la sua forza, di donna, di madre e di medico. Un racconto dove il lettore potrà capire anche l’apporto che la dottoressa ha avuto dai colleghi, dai tanti amici e anche dal personale dell’Usca che non l’ha mai lasciata da sola.
Perché mente e corpo non erano disgiunti, e lei, la dottoressa, così come tanti altri pazienti che hanno contratto il virus, non aveva soltanto bisogno di assistenza medica ma anche psicologica.
“Oggi tutto è finito – ci ha detto – ma se ripenso ai primi venti giorni ho ancora gli incubi. Chiusa in camera da letto con la sola compagnia del telefono ed un computer, con in casa mia figlia terrorizzata all’idea di contrarre la malattia, a volte avrei voluto fare a meno perfino di respirare.
Quando, dopo cinque giorni sono comprarsi i primi sintomi caratterizzati da febbricola, dolori muscolari e tosse, non nego che un po’ di paura l’ho avuta. Pensavo spesso ai numerosi morti, soprattutto ai colleghi morti a causa del Covid. Pensavo che se avessero avuto il minimo dubbio di poter morire non si sarebbero esposti così tanto. A sessant’anni uno crede di star bene ma le difese immunitarie non sono certo come quelle dei giovani. Non mi è mai passata per la mente l’idea di poter morire ma di finire in rianimazione quello si, ci pensavo spesso e l’idea mi terrorizzava. Per fortuna ho avuto il conforto di molti colleghi. Il mio medico curante mi telefonava spesso. Ma sono stata decisamente meglio quando i medici del servizio Usca hanno iniziato a contattarmi. Quattro giovani professionisti assunti esclusivamente per seguire i pazienti in isolamento domiciliare che si sono divisi gli incarichi recandosi a casa del paziente se si ravvedeva la necessità di una visita oppure apportando supporto telefonico.
Benché siano tutti e quattro ottimi professionisti, tengo ad evidenziare la professionalità e serietà diuno in particolare:il dottor Daniele Coduti.
Dopo il primo contatto telefonico di conoscenza reciproca il dottor Coduti mi ha seguita costantemente e professionalmente chiamandomi anche quando non era in servizio e rispondendo sempre con dovizia e sciogliendo ogni mio dubbio supportandomi psicologicamente e clinicamente con consigli appropriati e soprattutto dimostrando una umanità che va oltre i confini della scienza.
Quella umanità che, quando si abbina alla professionalità fa la differenza perché non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo di fronte a noi un essere umano caduto in disgrazia che ha bisogno di rialzarsi e riprendere il percorso della vita e la psiche non è disgiunta dal corpo ma viaggia costantemente insieme.
Ora sto bene e sicuramente un grazie va a questo caro dottore il cui volto ancora lo devo conoscere ma un grazie di cuore va a tutti i numerosi amici che non mi hanno abbandonata un solo giorno, facendo sentire la loro presenza con una telefonata o un messaggio oppure semplicemente mandandomi i saluti tramite qualche membro della mia famiglia.
Ironicamente devo ringraziare il coronavirus per avermi fatto scoprire che ho così tanti amici. Mi sento emozionata, un po’ confusa ma anche molto contenta. La quarantena, pur portandomi giorni di paura, rabbia e demoralizzazione mi ha fatto conoscere un mondo di persone buone solidali e altruiste”.
Alla dottoressa Marra vanno i nostri auguri perché ora possa tornare al suo lavoro a servizio di quei pazienti che certamente hanno fatto il tifo per lei in tutti questi giorni.
La foto di copertina vede la dottoressa felice con i suoi figli