LARINO. Per molti doveva essere una seduta consiliare dai toni accesi, una seduta che avrebbe visto da una parte la maggioranza, orfana della giunta, in affanno e dall’altra la minoranza pronta a sferrare colpi importanti all’operato dell’amministrazione Puchetti rea, a detta dei consiglieri di opposizione, di portare avanti un programma amministrativo, come dire, poco condiviso.
In realtà, in consiglio comunale, si è respirata un’aria diversa. Come di distensione. Certo non sono mancate le note critiche, le ferme prese di posizione della minoranza, ma in fin dei conti chi era presente a Palazzo Ducale ha visto l’assise, vuoi per i ruoli, vuoi per gli argomenti trattati, filare tranquilla per oltre cinque ore fino all’approvazione, a maggioranza del bilancio.
Eppure le premesse per una seduta come dire ‘calda’ si erano palesate ancor prima di dare il via ai lavori quando dai banchi della minoranza si è sottolineata l’ennesima convocazione a porte chiuse della massima assise civica. E se questo accadeva in aula, fuori, oltre a noi giornalisti locali, si erano radunati un gruppo di cittadini che avrebbe voluto seguire i lavori. Se per noi i consiglieri hanno dato l’ok, i cittadini, che pure si erano premuniti di guanti, mascherine e misuratore della temperatura, sono stati costretti a rimanere fuori e ad ascoltare quanto proveniva da una porta lasciata socchiusa.
Chiarita la vicenda, il presidente del consiglio Antonio Vesce ha posto all’attenzione dei consiglieri il primo punto all’ordine del giorno ossia l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti.
Ebbene, ancor prima di procedere alla votazione, il consigliere Vito Di Maria ha portato all’attenzione del consiglio quella che per la minoranza era una vera e propria pregiudiziale, ossia, stando alle sue dichiarazioni e allo statuto comunale, prima dell’approvazione dei verbali, il presidente avrebbe dovuto inserire le comunicazioni del sindaco e nella specie, quella con la quale il primo cittadino avrebbe dovuto comunicare in aula la revoca della giunta e contemporaneamente indicare i nomi del nuovo esecutivo.
Due interpretazioni contrapposte della stessa norma che hanno portato il sindaco a spiegare in aula le ragioni della revoca della sua giunta e i consiglieri di minoranza a stigmatizzare una situazione che avrebbe visto tutta la seduta irregolare, compreso il bilancio, votato da una giunta poi revocata.
Superata questa prima impasse, altro passaggio delicato prima della discussione vera e propria dei punti all’ordine del giorno, si è avuto quando dai banchi della minoranza i consiglieri Di Maria e Rainone hanno ricordato al presidente Vesce la mozione di sfiducia presentata a carico dell’assessore Alice Vitiello e del tempo passato rispetto a quello promesso.
Dopo le scuse dello stesso Vesce per la mancata convocazione nei tempi indicati del consiglio sul tema della mozione, scuse naturalmente accettate, è toccata all’attuale consigliera senza deleghe Alice Vitiello spiegare come quell’atto in realtà doveva essere considerato irricevibile ed inammissibile, un atto che mi ‘ha esposto ad attacchi continui, per cui era doveroso un chiarimento”.
Con queste premesse, tra una sospensione e l’altra, il consiglio è iniziato quando sulla lancetta delle ore erano ormai le 5 del pomeriggio passate e si è protratto fin verso le 22.
Il consiglio, non senza qualche difficoltà legata alla mancata discussione in commissione, ha deciso di istituire a Larino una Consulta della disabilità e neuro diversità ed anche uno spazio di incontro presso il Comune di Larino tra il Garante dei diritti alla persona regionale e i cittadini. Entrambe le proposte portavano la firma della consigliera di minoranza Graziella Vizzarri.
La discussione delle varie interpellanze ed interrogazioni presentate nei mesi pre lockdown, dai consiglieri di minoranza Mezzapelle, Rainone e Di Maria ( sul post sisma 2018, sulla mancata adozione di un piano regolatore) hanno trovato molti punti di convergenza tra la maggioranza e la minoranza.
Punti impossibili da trovare invece riguardo a tutte le voci collegate al bilancio, compresi quelli relativi alle aliquote comunali che sono passate con i voti (nove) dei soli consiglieri di maggioranza. Critici quelli di minoranza che hanno voluto sottolineare anche alcuni grossolani errori di copia incolla registrati all’interno dei documenti e naturalmente la loro contrarietà ad una manovra che ‘poteva essere pensata diversamente”.