LARINO. Il finissage della mostra itinerante Moliseart, partita da Termoli ed attualmente ospitata all’interno del Palazzo Ducale frentano, è previsto per domani 31 dicembre.
Noi di Viaggio nel Molise pubblichiamo l’intervento conclusivo della mostra, affidato come ormai di consueto all’artista larinese Adolfo Stinziani che prima di illuminarci con la sua personale interpretazione di due opere che per la tecnica meritano di essere presentate, ricorda “che la mostra poi sarà ospitata in altre regioni e varcherà anche i confini nazionali.
Gli artisti del Caperam ringraziano tutti i visitatori che personalmente hanno visitato la rassegna di arte contemporanea molisana e anche quelli che ci hanno seguito virtualmente.
Voglio concludere le nostre proposte artistiche con la mia personale interpretazione di due opere che per la tecnica meritano di essere presentate.
Maria Luisa Di Nucci nasce a Termoli , dove frequenta il Liceo Classico “G. Perrotta”, attualmente è un avvocato, ma unisce la libera professione all’arte del ricamo, ovvero un suo hobby con cui esprime magistralmente il suo talento artistico e, a mio avviso, anche la sua sensibilità di donna.
Nel 2014 espone al Castello Svevo della sua Città ben 45 opere, oltre a partecipare a diverse Collettive, l’ultima qualche anno fa, la mostra di SerrArte. Il valore primario per la donna e artista Maria Luisa è la Persistenza, in effetti conoscendola personalmente è una donna di polso, determinata, e il suo lavoro certosino di ricamatrice a mezzo punto è una valida testimonianza, nonché un prezioso e delicato media di espressione artistica.
Nella mostra Moliseart di Larino propone due opere “Il vecchio ponte” e una “Natura morta”, la tecnica è il ricamo a mezzo punto con colore mulinè su un canovaccio espressamente antico, ed è questo il “valore aggiunto” delle sue opere. La sua produzione artistica ne conta ben 150.
Le tematiche sono diverse, l’artista passa dalla natura morta alla versione ricamata di capolavori, come ad esempio “La notte stellata di Van Gogh”.
Tuttavia anche il più semplice oggetto o paesaggio ha un preciso riferimento, un significato, una sua personale interpretazione. Il tutto è scelto con oculatezza per poi essere ricamato con ago e filo, e tanta perizia unita a passione.
Ne “Il vecchio ponte”, il soggetto evoca ricordi del passato, le difficoltà superate, ma anche quelle ancora da affrontare, ed è certamente un simbolo di rinascita e, aggiungo, un tema quanto mai attuale : un ponte che tornerà ad unire due sponde, due persone in un abbraccio che supererà l’attuale distanziamento obbligato tra gli umani.
Nella “Natura morta”, una cornucopia contiene fiori e frutti, il simbolo da sempre dell’abbondanza, i tanti grani dolci e succosi dei frutti rappresentano la fertilità, la ricchezza e il colore rosso esprime passione, vitalità, energia, ma può essere associato anche al sangue, il liquido vitale che scorre nelle vene.
La mia opera “Arazzo” esposta a pochi passi dalle suddette è differente nel tema e nella realizzazione, evoca un arazzo ma solo in senso figurativo, il tema che ho affrontato e cercato di esprimere fa parte di una mia filosofia di vita, la conquista, dopo otto percorsi di esperienze e contemplazione, di una armonia psico-fisica.
La mia scelta di realizzare uno pseudo arazzo è legata, come per la mia collega, al fascino suscitato dagli antichi arazzi.
Anche il divin Pittore si misurò con quest’arte, celebri i suoi Arazzi per la Cappella Sistina, ovviamente lui ne realizzò i disegni e la tessitura fu fatta a Bruxelles, nella bottega di P.V. Aelst.
Infatti l’arte tessile è di origine nordica, l’Arazzo di Bayeux, sec. XIII, conservato in Normandia, è il capolavoro di questa antica arte.
L’opera misura ben 70 metri di lunghezza, rappresenta una celebre battaglia, e la tradizione vuole che sia stato realizzato dalla regina Matilde, moglie di Guglielmo il Conquistatore.
A questo punto non posso esimermi dal citare il mito greco di Atena e Aracne. Atena, figlia di Zeus, benché dea della Ragione presiedeva in maniera “prepotente” anche alle arti e alla letteratura, sostituendosi alle Muse, ma la sua simbologia è più afferente l’aspetto filosofico , meno incentrato sulla musica o sulla poesia.
Sono l’alba che cerca il giorno,
fili di perle le tele di ragno coperte di rugiada,
grigio tessere di Aracne risplende e cattura,
la preda s’immola nella perfezione di ordito e trama.
Versi di A. Stinziani in Collana “Sentire”, Ed.Pagine, Roma, 2014.
Atena è anche la protettrice delle ricamatrici; la mitologia greca narra di una sfida tra la dea e la giovane lidiana Aracne, diventata famosa per la sua maestria nell’arte del ricamo.
Atena è indignata e vorrebbe che Aracne riconoscesse a lei il merito in quanto sua allieva, ma la giovane non accetta, anzi decide di sfidarla.
Il lavoro di Aracne è bellissimo e il tema verte sulle debolezze degli dei, la collera di Atena si abbatte su di lei: la dea le straccia la tela, la giovane, umiliata e offesa, tenta il suicidio, ma Atena la trasforma in un ragno costringendola a filare e tessere all’infinito il suo filo.
Adolfo Stinziani