LARINO. Ne abbiamo viste tante e non ci indigniamo facilmente, ma, prendendo in prestito le parole dell’avvocato Antonello Urbano che scrive su Facebook “ma sentire qualcuno che si appropria di un oggetto o di un fiore deposto davanti ad una tomba è deplorevole”.
Abbiamo, dunque, scelto di condividere, con tutto il rispetto che nutriamo, il messaggio dell’amica Eva D’Attilio, un messaggio che lei ha voluto fissare su un manifesto pubblico, sì per denunciare quanto sta accendendo sulla tomba dei suoi figli, ma soprattutto per ricordare a tutti, ad ognuno di noi, che quello che portiamo sulle tombe dei nostri cari “è l’ultima forma di vicinanza che ci resta, non toglieteci anche quella”.
Stando alle notizie raccolte non sarebbe la prima volta che dalle tombe dei gemelli Padulo, dalle dimore terrene di Giovanni ed Antonello spariscono delle cose, piante, fiori e piccoli oggetti che lei, Eva, la mamma porta li per sentirli più vicini, per rendere in qualche modo più sopportabile il dolore della loro perdita e della loro assenza. Ebbene, qualcuno più volte ha ‘rubato’ sulle tombe dei due angeli. Lo ripetiamo un gesto deplorevole, un gesto di una persona che forse non conosce il dolore, non conosce il dolore di una madre che ha perso due figli quando la loro vita era ancora una tavolozza di colori ancora da mischiare sulle trame del mondo.
Condividiamo il suo messaggio con la speranza che possa arrivare al destinatario o ai destinatari di simili gesti. E leggendolo, tutti potranno capire che non c’è odio contro chi ha compiuto simili scelleratezze ma amore, diremmo perdono e l’invito sincero a ricordare “che gli altri siamo noi”.
Eva scrive “i nostri morti non hanno bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di loro. Ai morti non serve niente, non servono fiori, oggetti o riti, ma tutto questo serve a chi resta, a chi va al cimitero per sentirli più vicini, per rendere più sopportabile il dolore della perdita e della loro assenza.
Sottrarre fiori ed oggetti dalle tombe è una vera e propria violenza, è una lesione al cuore di chi resta, è una mancanza di rispetto verso chi non c’è più. Di quelle piante vere e vive ne abbiamo bisogno tutti, è un po’ di vita in un luogo freddo e triste. E’ l’ultima forma di vicinanza che ci resta, non toglieteci anche quella.
Il minimo che si chiede è il rispetto di quello spazio di conforto, attraverso il silenzio e di lasciare le cose al proprio posto. Ricordiamo sempre, gli altri siamo noi.
Una mamma e cittadina
Eva D’Attilio