TERMOLI. Da Pasqua e fino al prossimo 16 maggio presso il Bar Caffetteria 10punto5 di via Martiri della Resistenza nuova mostra ideata e curata dall’artista e fondatore del Centro Culturale ‘Il Campo’ Renato Marini. Esposte, per questa che è la XXVIII edizione della mostra, le opere dell’artista Francis Desiderio. Dell’artista, grazie sempre all’amico Renato, proponiamo ai nostri lettori il testo critico sull’artista curato da Tommaso Evangelista che scrive: “Lo scavo nell’immaginario contemporaneo può avvenire anche attraverso un processo di recupero e selezione di tracce “vissute”, ovvero pensate affinché possano essere fruite esclusivamente come elementi documentari. Il riutilizzo di un’immagine non realizzata per uno scopo artistico in fondo non è che un processo di ready-made, di riappropriazione di forme slegate dal contesto originario e potenziate con una carica auratica precedentemente assente o latente. Nelle opere di Desiderio le immagini desunte da giornali e riviste sono trasformate e adattate ad un nuovo uso pertanto il processo è simile ad uno scavo nella memoria che sonda terreni non propriamente artistici per far emergere figure che da una parte sono testimonianze della civiltà contemporanea e dall’altra si prestano alla “contemplazione” nel passaggio da documento ad opera.
Immagini desunte dall’immaginario collettivo che attestano tutte il presente ma abbandonano la cronaca e poiché la cronaca, come si desume dall’etimologia, è tempo, tali lavori nel decontestualizzare l’oggi annullano anche l’istante confinando le forme, rifatte e ritoccate dall’artista, in un’atemporale spazio della memoria. E’ il caso delle figure imposte emblematicamente dalla dittatura delle immagini contemporanee massmediatiche sull’inconscio collettivo delle società. L’interesse è per i volti, e forse anche per i gesti, di particolari figure della storia contemporanea che, proprio per la loro carica negativa provocano nell’osservatore un cortocircuito visivo. Questo disturbo di fondo è dato dal contrasto che si crea tra la fruizione dell’opera in quanto composizione di forme e colori e la constatazione riconoscimento-svelamento dei soggetti ritratti. Le immagini sono ritagliate e rielaborate in intriganti collages partendo da particolari di giornali e scritte che vengono modificati e incollati su di un supporto rigido. Lo stile, debitore alle ultime declinazioni della pop-art e a certe sperimentazioni cinematografiche, privilegia la delineazione della figura con grande attenzione alle linee di contorno e di struttura.
Nella rappresentazione pop(olare) delle figure non ritroviamo alcun culto bensì la pura seduzione dell’aspetto e la sua riduzione a segno serializzato e vuoto. Nella misura in cui però questo segno non richiede elaborati processi di costruzione l’intervento dell’artista non è tanto nella presentazione quanto nella scelta che diventa, quindi, momento selettivo e auratico. L’idea di fondo, costruita in serie, diventa lungo racconto, passaggio di tracce e sfilata di eventi e azioni, a chi non riuscisse ad identificarli, apparentemente apparirebbero normali. In realtà l’inganno sta nella presentazione che ha cercato di rendere gradevole immagini “critiche” privandole alla Storia. Così facendo, però, decostruendo l’espressione e la carica documentale si creano simulacri grotteschi, figurazioni apparentemente innocue oppure sottilmente seduttive. Del resto in una società dominata dalle apparenze e dove si è letteralmente bombardati da input visivi la contemplazione è quasi sparita dalla fruizione e pertanto la lettura diventa sempre più veloce e distratta. Proprio per questo motivo, e per il camuffamento dei soggetti, capiterà che tali opere possano venir apprezzate al di là del loro contenuto e di tutte le implicazioni di certo non positive legate ai soggetti. Un vero e proprio ritorno alla “naturalità” della visione non selettiva. In assenza di coscienza, nell’inverno della cultura, anche un antico eroe dei fumetti, quindi, può risultare gradevole. La colpa è di chi ha spento la luce.
Francis Desiderio è un’artista italo-belga che vive e lavora a Liegi. E’ da sempre affascinato dalle ricerche archeologiche e dalle tracce di civiltà. Dalla memoria, perquisisce la nostra umanità per meglio esprimerla come una “forma di archeologia del futuro”. In questo senso le opere restituiscono i fantasmi dello spirito portando gli spettatori verso un dormiveglia dove si mescolano rigore, forze controllate d’espressione, di stati d’animo e sensazioni diverse. E’ impossibile rimanere indifferenti davanti alle opere forzando la meditazione. In una quarantina d’anni di carriera ha al suo attivo più di centocinquanta esposizioni molto apprezzate dal pubblico e dalla critica realizzate in diverse parti del mondo tra le quali: Roma, Venezia, Barcellona, Parigi, Stoccolma, Lussemburgo, Ottawa, Montreal, Liegi, Bruxelles, New-York, Toyamura, Sharjah, Pechino, Guadalajara … Termoli.“