LARINO. In quella stessa sala dove un tempo erano ubicati gli uffici del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Larino, in quelle mura che per anni sono state roccaforte della giustizia, in quella che oggi è la sala Freda del Palazzo Ducale, si è svolta questa mattina la cerimonia di conferimento della toga d’oro a quattro ’principi del foro’ di Larino che hanno insegnato ed insegnano con le loro parole, ma soprattutto con i loro esempi hanno trascinato e trascinano generazioni di avvocati.
Cinquant’anni di professione forense per gli avvocati Eugenio Marinelli, Domenico Bruno, Antonio De Michele e Giacinto Occhionero. Cinquant’anni di successi, traguardi raggiunti, e quella passione mai sopita per il diritto, per il farsi ’traduttore’ di norme, magister di decine e decine di discepoli che dal loro esempio hanno attinto non cosa significa fare l’avvocato ma esserlo, esserlo tutti i giorni, essere a servizio degli altri come missione quotidiana.
L’evento è stato aperto dal presidente dal collegamento da remoto con il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco, a lui l’introduzione e gli auguri per i quattro colleghi. Poi al tavolo dei relatori, tutti moderati dal presidente dell’Ordine Michele Urbano, si sono succeduti gli interventi della vice presidente del Coa di Larino Gabriella Degnovivo, del sindaco frentano Pino Puchetti, del collega sindaco di Termoli Nico Balice, quello del presidente del Tribunale Michele Russo, dell’avvocato Oreste Campopiano e quello del procuratore Elvira Antonelli.
Il procuratore, ricordando anche passaggi della sua adolescenza quando proprio quelle aule frequentava seguendo il papà avvocato, quando rimaneva magari a giocare con la zia, ha pronunciato il seguente discorso che vogliamo riportare nella sua interezza. La Antonelli ha affermato ”Si potrebbe pensare che le cerimonie per il conferimento delle toghe d’oro siano tutte uguali, che si fa l’abitudine al tipo di evento. Ugualmente per il giuramento dei giovani avvocati.Non è così.
Ogni evento ha il suo unico e irripetibile valore perché ad ogni evento vengono insigniti avvocati, unici e irripetibili. Sia i giovani, quelli che oggi pronunciando il loro “si” all’osservanza e al rispetto della lealtà, onore e diligenza nell’esercizio della professione si sono impegnati alla preparazione costante alla correttezza istituzionale per tutto il periodo del servizio che presteranno alla Giustizia e a chi ad essa si rivolgerà.
Sia agli anziani avvocati che oggi vengono insigniti della toga d’oro. Una vita spesa per l’esercizio della professione, una vita gestita tra carte, rapporti umani e interessi personali e familiari.
Parafrasando le parole che illuminano questo evento, “verba docent”, le parole insegnano, “exempla trahunt”, gli esempi trascinano, di questi quattro valenti avvocati si può dire senza ombra di dubbio che “con le parole e con lo stile professionale hanno insegnato” e “con l’esempio hanno trascinato” generazioni di avvocati. A loro hanno saputo mostrare con grande maestria come diventare “Principi del Foro”, come affrontare con serietà la professione con il continuo aggiornamento, con il rispetto per gli uomini – colleghi, assistiti, Magistrati e personale degli uffici giudiziari – con cui entravano in contatto, con l’arte oratoria essenziale ed efficace. Solo la serietà ha potuto consentire loro di ricoprire anche il ruolo di Giudici, di docenti, di relatori, di componenti di commissioni di esame di Magistratura ed Avvocatura.
Per le loro capacità sono stati apprezzati, per i loro successi sono stati anche invidiati. Figli di un’epoca ormai passata, oggi possiamo ammirarli come “Signori di altri tempi”, con la capacità di immediatezza ed empatia che sembrano non più di moda, con la disponibilità al dialogo e l’umiltà al confronto che le nuove generazioni fanno fatica ad emulare. Anche il miglior avatar creato dalla intelligenza artificiale farebbe difficoltà ad eguagliarli. A loro il ringraziamento per quello che hanno dato alla Giustizia e le congratulazioni e le felicitazioni per questo traguardo d’oro con l’augurio di continuare ad essere “Magistri artis iuris”, maestri nella nobile arte del diritto”.
Ed è stato bello vedere la sala Freda piena in ogni ordine di posto, vedere in sala i familiari dei quattro avvocati, alcuni diventati anche loro avvocati per tradizione di famiglia, o meglio ancora, per trasmissione di un’eredità reale fatta di emozioni, sintesi, ricerca e passione. Tante le emozioni provate, tante le sensazioni vissute in sala Freda comprese quelle legate al giuramento della neo avvocato Marta Petti. Lacrime di gioia a salutare traguardi unici della vita di un avvocato. Parole del cuore che sono andate ai cuori quelle pronunciate in sala Freda, tornata per un giorno ad essere sede del consiglio dell’ordine come lo fu per anni fino alla costruzione del tribunale in piazza del Popolo. La storia va avanti ma è romantico pensare che si possa tornare nei luoghi del tempo ed anche solo per un giorno riassaporarne i ricordi.
Ad maiora ai quattro nuovi togati d’oro e alla avvocatessa Marta Petti anche dalla nostra redazione!